Trieste
- Piazza Sant'Antonio con la Chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo
e i palazzi
prospicenti |
La piazza Sant'Antonio ebbe la denominazione ufficiale il 1919, fino a quella data l'intitolazione era solo popolare. Quando nel 1934 la parte terminale del canale venne interrata con i detriti provenienti da Cittavecchia, si ricavò un'ampia piazza abbellita con un giardino e una fontana, ebbe la denominazione di "piazza Umberto I", nel 1944 venne intitolata "piazza Sant'Antonio Nuovo". |
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Attorno al 1771 si completò questa struttura, ma ben presto
anche questa divenne troppo piccola. Pertanto, nel 1808, diversi architetti
progettarono una valida alternativa alla chiesa di Sant'Antonio Nuovo.
Lo stesso anno, il progetto dell'architetto svizzero Pietro Nobile vinse
il concorso. Tuttavia, la consacrazione dell'imponente chiesa (92 x 28m)
si ebbe solo nel 1849.- La
Piazza: Nella sua conformazione iniziale, il Canal Grande era
più lungo e arrivava fino alla chiesa. La parte terminale del canale
è stata interrata nel 1934, con le macerie derivanti dalla demolizione
della città vecchia, ricavando così l’attuale Piazza
Sant’Antonio. Dal 1935 al 1944 la era denominata Piazza Umberto I Poi. Con delibera del Podestà il 10.06.1944 il nome diventò Piazza Sant'Antonio Nuovo, così come era chiamata la chiesa. |
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Sopra:
L'edificio fu costruito nel 1901 su progetto dell'architetto Vittorio
Salem. Appartenuto al Sovrano Erario Austriaco, per diversi anni ospitò gli uffici della Questura, successivamente
trasferiti nell'ex Casa del Fascio. Attualmente nell'edificio sono ospitati
uffici della Guardia di Finanza e della Polizia di Frontiera. L'entrata
principale è posta al numero 2 di Via XXX Ottobre. |
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La struttura nasce, quindi, come costruzione accessoria del tempio, la
cui forma semicircolare dell'abside viene completata dall'edificio stesso
attraverso due lunghi corridoi simmetrici ai lati, come emerge dagli elaborati
progettuali, che evidenziano l'applicazione della medesima planimetria
per l'edificio opposto di Via Genova, n. 12; gli edifici considerati rappresentano,
infatti, le uniche testimonianze di "case d'abitazione" caratterizzate
da elementi di stile "neogotico-eclettico" ideate dall'architetto
lombardo Maciachini. Entrambe le soluzioni presentano riferimenti eclettici
di ascendenza neoromanica con inserti bizantini-orientali, che identificano
il contesto urbanistico delle proprietà serbo-ortodosse formanti
il complesso immobiliare sorto tra il Canal Grande ed il Tempio di San
Spiridione. L'edificio ospita la Scuola Serba "Jovan Miletic",
creata nel 1790 con il lascito del commerciante Giovanni Miletic. Alla
fine dell’Ottocento vi studiò il re de Montengro Nicola,
padre della regina Elena (moglie di re Vittorio Emanuele III). (da: biblioteche.comune.trieste.it)
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Palazzo neoclassico, restaurato nel
1837 da Antonio Buttazzoni, che fa angolo con Via Fabio Filzi, dove ha
sede il Museo della Fondazione Giovanni Scaramangà d'Altomonte. |
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Caffè Stella Polare |
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Caffè Stella Polare |
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Piazza Sant'Antonio: La zona delle antiche saline a ponente delle
mura della città medievale, demolite, per volere dell'imperatrice
Maria Teresa d'Austria nel 1749, cominciò ad essere bonificata
già a partire dagli inizi del XVIII secolo concretizzando il progetto
del suo totale interramento allorquando la sovrana cedette al Comune i
fondi su cui erigere la futura città Teresiana. Il vasto terreno
paludoso più vicino al mare era attraversato, all'epoca, da tre
canali di diversa grandezza accessibili alla navigazione di piccolo cabotaggio
messo a servizio delle saline: uno, detto del Vino o Piccolo, lungo un
centinaio di metri interrato per motivi igienici nel 1816. Uno medio,
corrispondente pressappoco all'attuale canale che dalla chiesa di S. Antonio
Nuovo conduce fino al mare ed infine un terzo, più corto degli
altri due. Quando si stabilì di bonificare l'area, si prese in
considerazione il progetto di interrare il più piccolo, allargare
il medio (rendendolo agibile ai bastimenti di stazza maggiore) e conservare
il canale del Vino. Per ordine di Maria Teresa, il 14 ottobre 1756, il
Canal Grande venne ampliato e dotato di una sponda murata sotto la direzione
dell'architetto Matteo Pirona al costo di 90.000 fiorini. Inizialmente
lungo le sponde furono piantati degli alberi, immantinente tolti per probabili
motivi di ordine pratico, intralciando l'ormeggio dei bastimenti ed il
transito delle merci. Largo 28,4 metri, il corso d'acqua era attraversato
da due ponti di ferro mobili: il cosiddetto Ponte Verde e il più
noto Ponte Rosso, che metteva in comunicazione l'omonima piazza con l'allora
Via delle Poste. Nel 1769 venne eretta, nel tratto antistante la parte terminale del Canal Grande, una chiesa barocca dedicata a S. Antonio che, come ci ricorda il Generini, fu costruita con il "peculio di pii benefattori ad iniziativa dei fedeli dell'antica confraternita dei nobili addetta alla chiesa volgarmente nota per S. Antonio vecchio". Lo spazio compreso tra il nuovo fabbricato ed il canale prese quindi il nome di Piazza S. Antonio. La chiesa fu restaurata nel 1784 e, ritenuta non più consona alle mutate situazioni demografiche, fu demolita e sostituita, nel 1827, con l'attuale edificio progettato dall'architetto Pietro Nobile. Il nuovo tempio, consacrato dal vescovo Bartolomeo Legat, fu officiato per la prima volta il 3 aprile 1842, ma completato appena nel 1849. Allorquando i lavori di fabbricazione dell'edificio erano in fase di ultimazione, si decise di portare a termine anche il progetto di sostituzione del vecchio selciato nella parte antistante la chiesa. La lastricazione della Contrada di S. Antonio avvenne, infatti, in periodi successivi, tra il 1820 ed il 1835, allorquando tutta l'originaria pavimentazione della città venne sostituita con delle pietre più regolari ed ordinate. Nel 1820 Il Consiglio comunale aveva perfino avvallato un progetto di modifica delle ruote dei carri addetti al trasporto delle merci da un magazzino all'altro, di modo che la pavimentazione del nuovo lastricato non potesse esser compromessa. Nel 1824 il Comune decretò anche la costruzione di una ringhiera di ferro battuto da sistemarsi sulla testa del canale, proprio dirimpetto alla facciata della chiesa. Ma la demolizione del vecchio edificio e il notevole rallentamento dei lavori del nuovo, di fatto, condizionarono l'effettiva selciatura dell'area prospiciente la chiesa stessa che, ingombra delle travature di legno a protezione del nuovo fabbricato, impedirono per un bel pezzo la possibilità di posare le nuove pietre. Nel 1832 parte dei lavori dovevano però essere ultimati, se è vero che il Comune dovette fare espressa richiesta all'imprenditore Valentino Valle, responsabile della pavimentazione, di abbattere, sulla Piazza del Ponterosso, il casotto eretto per "comodo delli lavori da tagliapietre della nuova chiesa di S. Antonio, casotto lì da quasi 5 anni". Le "Condizioni d'incanto" del 1830, relative alla pavimentazione della piazza precisavano, inoltre, che le pietre del vecchio selciato non dovevano essere buttate via, ma trasportate fino al Borgo Giuseppino, sulla riva del mare, per "proseguire il nuovo quais". Nel 1934 si diedero avvio a quei lavori di interramento del canale che portarono Piazza S. Antonio ad assumere l'odierna fisionomia: una fontana centrale al posto dell'acqua e sei aiuole fiorite da contorno. Utilizzando il materiale proveniente dalle demolizioni di Cittavecchia, l'ultimo tratto dell'antico corso d'acqua piano piano scomparve. Il nuovo spazio che ne derivò prese il nome di Piazza Umberto I. Tra le curiosità degne di nota figura quella dell'interramento, all'interno del canale, di una torpediniera austriaca che, trovandosi lì ormeggiata da tempo e ormai fuori uso, venne ricoperta dal materiali di riporto, una volta adagiatasi su un fianco. Giace ora sotto la fontana, testimone silente di un passato ormai dimenticato. Dando le spalle alla chiesa, sul lato sinistro vale la pena di sottolineare la presenza di un altro edificio di interesse storico e sociale di non secondaria importanza: il Caffè Stella Polare. Nel 1900 a causa dei lavori di ristrutturazione della Casa della Comunità Serbo ortodossa, il Caffè, lì ospitato, venne chiuso, si pensò allora di erigere un fabbricato provvisorio, in cemento e legno, che fu ubicato proprio di fronte alla chiesa nello spazio davanti al canale. Ebbe forme secessioniste e durò alcuni anni sino all'inaugurazione del nuovo palazzo progettato dall'ingegner C. Cambiario nel 1902. Durante gli anni Quaranta e Cinquanta la piazza fu utilizzata come parcheggio autovetture. (da: biblioteche.comune.trieste.it) |
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